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Casa sicura


I furti in abitazione sono più che raddoppiati negli ultimi dieci anni (+127%)
Svaligiata una casa ogni due minuti. Fenomeno in forte crescita a Milano (+229% tra il 2004 e il 2013), Firenze (+177%), Roma (+120%) e Bologna (+104%)

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  Kidnap for ransom: una storia emblematica



"Two weeks before Christmas, I was making my third trip to Niger as the United Nations Special Envoy. One Sunday, my colleague and I were returning to the capital, Niamey, in a UN vehicle when a truck passed us, slewed in front and forced us to a stop. Two AK­47s were aimed at the face of our driver, and within the blink on an eye all three of us were torn from our seats and thrown into the back of their truck. The whole grab took perhaps 40 seconds.
Thus began our 56­hour descent into hell, a 1,000 km off­road nightmare into the middle of the Sahara desert.
We had spent five days reaching their operations area deep in the desert, remained in the first “camp” for 56 days and then spent the final 68 days shuttling vast distances among 23 different camps. A camp, though, was simply a place in the sand where a thin tree might offer a little shade from the unrelenting sun. We were always held in the open: no buildings, tents, furniture, or toilets. There were venomous snakes and scorpions and wild dogs, hyenas, and a variety of biting insects, and awful food; but the greatest threat to our lives was so evidently from the two­legged monsters who held us. Indeed, there was hardly a moment when I didn’t anticipate it would end with my head being sawn off."
(www.telegraph.co.uk/news)


La testimonianza è tratta da "A season in Hell: My 130 Days in the Sahara with Al Qaeda" di Robert Fowler, diplomatico canadese, rapito nel dicembre 2008 dal MUJAO (Movimento per l’unicità e la Jihad in Africa Occidentale) uno dei gruppi armati islamisti alleati di AQIM (Al Qaida nel Magreb Islamico) e di Ansar Dine (Difensori dell’Islam) e vicino al Mokhtar Belmokhtar.

Raggiunto per una intervista telefonica nell'ottobre 2012 da Bamako (Mali), Oumar Ould Hamaha, capo del MUJAO, affermava entusiasticamente: “Lots of Western countries are paying enormous sums to the jihadists. The source of our financing is the Western countries. They are paying for jihad.”

Quella dei rapimenti è una straordinaria fonte di reddito per il terrorismo islamico dell'Africa Occidentale, che negli ultimi anni ha consentito la raccolta di decine di milioni di dollari utilizzati per rinforzare il controllo sul Mali e su gran parte del continente africano.

Il Governo americano ritiene che AQIM (al-Qaeda in the Islamic Maghreb), e AQAP (al-Qaeda of the Arabian Peninsula), le due principali organizzazioni africane affiliate ad al-Qaeda, abbiano raccolto oltre 120 milioni di dollari attraverso operazioni di KFR (Kidnap for Ransom) a partire dal 2008, con una progressiva intensificazione delle azioni. Paradossalmente, come vanta Hamaha, il finanziamento della jihad viene proprio da quei Paesi che sono in prima linea impegnati nella lotta al terrorismo: Francia, Gran Bretagna, Olanda, Spagna...
Solo pochi dei Paesi impegnati contro il terrorismo islamico, fra cui Gran Bretagna, Stati Uniti e Algeria, hanno ufficializzato il loro rifiuto di pagare riscatti in caso di rapimenti. Altri Paesi europei mantengono una posizione molto più ambigua, evidentemente pagando i riscatti, senza ammetterlo pubblicamente. La Francia, ad esempio, afferma un rapporto parlamentare del 2012 "non ha mai ufficialmente o pubblicamente vietato il pagamento di riscatti"

Ciò che più preoccupa è limpiego che i terroristi fanno del denaro raccolto dai rapimenti:
"They use ransom money to help fund the full range of their activities, including recruiting and indoctrinating new members, paying salaries, establishing training camps, acquiring weapons and communications gear, staging deadly attacks, and, as I noted earlier, helping to support the next generation of violent extremist groups.
Thanks in part to ransom payments, AQAP has amassed the arms and recruits to terrorize parts of southern Yemen, and has started to institute harsh punishments for violations of Sharia law, including public executions of uncooperative tribal leaders. Even more dramatically, ransom money is supporting the expansion of AQIM’s influence and control in northern Mali, which it is using as an active area of operations as well as a safe haven”
(Dall'intervento di David S Cohen, US Under Secretary for Terrorism and Financial Intelligence alla conferenza "Kidnapping for Ransom: The Growing Terrorist Financing Challenge" organizzata da Chatam House il 5 ottobre 2012)


Questo calcolo sottolinea un aspetto poco conosciuto nell'analisi della ascesa dei movimenti islamisti nell'area del Sahel e del Sahara che sta minacciando la stabilità del Mali e di una intera regione, coinvolgendo Paesi confinanti come Mauritania, Niger, Nigeria, Chad, Camerun.
Si è detto che il rafforzamento di questi gruppi è stata alimentato dalla caduta di Gheddafi e dal ritorno in Mali e Niger delle milizie armate Tuareg dopo la caduta del Colonello; si sono messi in evidenza i legami forti con la guerriglia e il terrorismo algerini, i non sempre chiari rapporti tra questi spezzoni jihadisti e gli stessi servizi algerini.
Sono state messe in evidenza anche le relazioni, dirette e indirette, tra la diffusione dell'Islam radicale e il sostegno venuto dall'estero alla diffusione di scuole coraniche e alla predicazione di imam estremisti con un atteggiamento ostile nei confronti dell'Islam tradizionale africano: è il caso del Mali ma pure dei Boko Haram e degli Ansaru in Nigeria, dove il fenomeno KFR si sta drammaticamente intensificando.
L'industria dei sequestri è stata comunque tra i fattori decisivi: ha fornito denaro contante alla guerriglia e al terrorismo, rendendo queste formazioni autonome dai padrini stranieri per acquistare armi, reclutare militanti e comprarsi la fedeltà o la complicità delle tribù e delle popolazioni locali.
Anche il narcotraffico, insieme al contrabbando di uomini e merci, ha avuto un ruolo rilevante nei finanziamenti, riscossi sotto forma di tangenti dai gruppi jihadisti e da AQMI che, ancora vivo Osama Bin Laden, ha ottenuto dall'Afghanistan con una fatwa il permesso a commerciare un prodotto severamente proibito dai precetti coranici.
L'ufficio dell'Onu per il controllo della droga ha stimato recentemente che il 60% della cocaina sudamericana consumata in Europa, per un valore complessivo di circa 11 miliardi di euro, attraversa la rotta del Sahara­-Sahel generando introiti di un paio di miliardi di dollari l'anno.

I rapimenti hanno anche obiettivi secondari. Uno, politico, è quello di affermare il proprio controllo del territorio e di infondere un senso di profonda insicurezza fra gli operatori delle imprese e delle organizzazioni occidentali che operano nelle relative aree. Un secondo obiettivo è quello di affermare la propria capacità operativa al fine di fare proseliti.
Mentre nel primo caso gli obiettivi sono individuati fra i dipendenti delle imprese straniere, in questo secondo caso, la scelta cade più facilmente su operatori ONG, giornalisti, privati cittadini stranieri, in modo da provocare una forte e prolungata reazione emotiva nei media.


Il primo resoconto biografico della storia di un rapimento ad opera di gruppi terroristici è quello di Tom Hargrove, Long March to Freedom: The True Story of a Colombian Kidnapping, rapito in Colombia dalle FARC nel 1995. Ha avuto una ricostruzione cinematografica interessante in "Proof of Life", di Taylor Edwin Hackford

Rassegna stampa: Gli italiani rapiti da organizzazioni terroristiche nel mondo




1 Nov 2016 -- Written by SA Staff     





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