World Economic Forum - Global Risk Report 2016
Presentazione
Global risks materialize in new and unexpected ways and are becoming more imminent as their consequences reach people, institutions and economies. We witness the effects of climate change in the rising frequency and intensity of water shortages, floods and storms worldwide. Stable societies are becoming increasingly fragmented in many regions of the world, and we note a weak global economy that is again facing headwinds.
At the same time, advances in technology and rapid digitization are fundamentally transforming societies, economies and ways of doing business. Often referred to as the Fourth Industrial Revolution, this development presents great opportunities for all actors involved and a previously unimagined solution space for some of the world’s most pressing problems. Yet it also presents elusive risks related to changing employment patterns, widening income inequality and rising cyber dependence. Managing the paradigm shift and transition process will be critical to securing stable economies and ultimately thriving societies. Achieving this calls for greater resilience as the key imperative for action. Collaboration across countries, areas of expertise and stakeholder groups is necessary to effectively address global risks and deliver on the resilience imperative. Yet across every sector of society, decision-makers are struggling to find common ground as they are faced with heightened volatility, uncertainty, interconnectedness and pace of change.
Klaus Schwab, Founder and Executive Chairman World Economic Forum
Davos-Klosters, Switzerland 20-23 January 2016
Executive summary
Arrivato alla sua 11a edizione, il Global Risks Report 2016 mette l’accento sulle possibili evoluzioni ed interazioni dei rischi globali nel prossimo decennio. Questa edizione del rapporto marca un forte distacco dai risultati del passato perché i rischi segnalati negli ultimi dieci anni stanno manifestandosi in una nuova veste, talvolta inaspettata, apportando danni agli individui, alle istituzioni e alle economie nazionali. Il riscaldamento climatico ha portato probabilmente la temperature media del 2015 per la prima volta a più di 1 °C al di sopra della media annuale dell’era preindustriale. Ben 60 milioni di persone, corrispondenti alla popolazione del 24° paese più popoloso al mondo, sono state costrette ad emigrare. Si tratta del più elevato numero di persone nella storia. I crimini informatici costano all’economia globale circa 445 miliardi di dollari, un importo superiore al reddito totale di molte economie nazionali. In tale contesto, il Report esorta ad adottare misure per rafforzare la resilienza ai rischi (“resilience imperative”) e indica degli esempi pratici per raggiungere questo scopo.
Per il secondo anno consecutivo i problemi di carattere geopolitico rimangono una delle preoccupazioni principali di coloro che sono stati intervistati nel corso del sondaggio “Global Risks Perception Survey”. Il Report perciò dedica particolare spazio alle tematiche della sicurezza internazionale e indaga i motivi di tale evoluzione e, in particolare, quale influenza potranno esercitare su di essa la quarta rivoluzione industriale e il cambiamento climatico. Tre possibili scenari per il futuro elaborari in questo contesto forniscono informazioni sui nuovi metodi per creare resilienza contro le minacce alla sicurezza mediante una maggiore cooperazione tra il settore pubblico e quello privato.
Il Report, facendo un passo indietro, esamina inoltre quale impatto stiano avendo i nuovi rischi globali emersi in questi anni e i maggiori trend – come il cambiamento climatico, la crescente dipendenza da Internet e le sempre maggiori disuguaglianze di reddito – sulle società già sotto pressione, evidenziando i tre gruppi di rischi più rilevanti, indicati come “Risks in Focus”. Poiché la capacità di analizzare i rischi globali dalla prospettiva di specifici gruppi di interesse contribuisce a rafforzare la resilienza, il Report esamina pure l’importanza dei rischi globali per la comunità imprenditoriale a livello regionale e nazionale.
Global Risks Perception Survey
Quasi 750 esperti e leader dalle diverse comunità di stakeholder cui si rivolge il World Economic Forum hanno risposto quest’anno al sondaggio Global Risks Perception Survey. I partecipanti provenivano dal mondo imprenditoriale e accademico, dalla società civile e dalla pubblica amministrazione e rappresentavano diverse aree di competenza, regioni geografiche e gruppi di età.
Definizione dei rischi e dei trend globali
Un rischio globale è un evento incerto o una condizione che, se si verifica, può causare un significativo impatto negativo per numerosi paesi o industrie entro i prossimi dieci anni.
Un trend globale è una tendenza di lungo termine che si sta attualmente affermando e che potrebbe contribuire ad ampliare i rischi globali e/o modificare i rapporti esistenti tra di loro.
Il sondaggio chiedeva di considerare 29 rischi globali – di tipo sociale, tecnologico, economico, ambientale o geopolitico – con un orizzonte temporale di dieci anni e, in base alle proprie percezioni, valutare la probabilità che essi si verifichino e il loro conseguente impatto.
Costantemente inclusa tra i cinque rischi a più alto impatto negli ultimi tre anni, la carenza di interventi atti a mitigare il cambiamento climatico e il rispettivo adattamento ha conquistato ora il primo posto e viene percepita nel 2016 come il rischio con il maggiore potenziale d’impatto negli anni a venire. Seguono al secondo posto le armi di distruzione di massa e al terzo le crisi idriche. Le migrazioni involontarie su larga scala sono state inoltre posizionate tra i primi cinque rischi, come pure un grave shock (incremento o decremento) dei prezzi delle fonti energetiche.
Le migrazioni involontarie su larga scala sono state considerate il rischio più probabile per il futuro, mentre il primo in classifica dell’ultimo anno – conflitti tra stati con conseguenze regionali – è stato soppiantato dai rischi ambientali rappresentati da eventi atmosferici estremi e dalla carenza di interventi atti a mitigare il cambiamento climatico e il rispettivo adattamento, e seguito dalle grandi catastrofi naturali.
Altri rischi globali rimangono problematici a causa della loro combinazione di impatto e probabilità, come ad esempio quelli di carattere economico, comprendenti le crisi finanziarie nelle economie chiave e l’elevata disoccupazione strutturale o la sottoccupazione. Si aggiungono gli attacchi informatici e la profonda instabilità sociale. La loro valutazione riflette il grave impatto potenziale della quarta rivoluzione industriale sull’economia e sulla società ed enfatizza la necessità di salvaguardarne i benefici futuri.
Agli intervistati era stato pure chiesto quali rischi erano connessi fra di loro e quale effetto a catena avrebbero potuto provocare. Dalle risposte sono emerse in particolare tre possibili dinamiche: il cambiamento climatico potrebbe acuire le crisi idriche, con impatti rappresentati da un moltiplicarsi dei conflitti e da un incremento della migrazione forzata. Per contrastarli è richiesta una migliore gestione delle risorse idriche per potersi adeguare al cambiamento climatico, rifornire una popolazione crescente e favorire il progresso economico; la necessità di gestire la crisi migratoria globale, impegnandosi in politiche atte a creare resilienza e non solo rispondendo alla crisi immediata; e il rischio di non riuscire a capire perfettamente i rischi che comporta la quarta rivoluzione industriale e quale impatto avrà questa transizione su paesi, economie nazionali e individui in un’epoca di una persistente lentezza della crescita.
Risks in Focus
La chiave per creare resilienza è la stabilità delle società. Perciò il primo dei tre gruppi di rischi analizzati da vicino (“Risks in Focus”) riguarda le complesse dinamiche sociali in tempi di digitalizzazione e affronta il fenomeno dell’aumento o diminuzione dei poteri del cittadino come risultato dell’interazione di varie dinamiche: le tecnologie conferiscono ai cittadini il potere di informarsi, collegarsi con altri e organizzarsi. Allo stesso tempo i cittadini si sentono deprivati dei loro diritti da parte di lontane élite. Questo rischio mette in luce l’incombente instabilità sociale causata da interventi repressivi o mancati interventi dello stato e del mondo imprenditoriale, che si sentono insicuri di fronte a una cittadinanza meglio informata, interconnessa ed esigente. Una situazione che potrebbe portare a un’accelerazione della spirale negativa costituita da perdita di fiducia e reazioni sempre più dure da entrambe le parti. Il capitolo esamina pure i vantaggi che lo stato e l’economia possono avere se si impegnano attivamente a coinvolgere i cittadini preoccupati e dialogare con loro.
I rischi per la sicurezza alimentare nel contesto del cambiamento climatico vengono anche analizzati in un apposito capitolo. Riprendendo il tema della connessione tra clima e acqua, trattato nella prima parte, il Report esamina come i cambiamenti climatici e atmosferici possano compromettere la sicurezza alimentare e la produzione agricola a tutte le latitudini. I paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici spesso dipendono prevalentemente dalla produttività agricola per sostenere la crescita e lo sviluppo economico. Ma in anni recenti si sono rivelati vulnerabili in tal senso anche paesi del G20 come l’India, la Russia e gli Stati Uniti (il granaio del mondo) e altri grandi produttori industriali di dettate agricole. Il capitolo esamina come i raccolti resistenti al cambiamento climatico e le reti della catena di distribuzione, nonché i meccanismi finanziari e assicurativi, possano contribuire a mitigare gli aspetti sociali, economici e ambientali dei rischi per la sicurezza alimentare connessi ai cambiamenti climatici.
Traendo insegnamento dalla crisi dell’Ebola il rapporto dedica anche particolare spazio alla propagazione di epidemie a livello globale. L’incremento della popolazione, la rapida urbanizzazione e il crescente flusso transnazionale di merci, persone e animali accentuano il rischio di un’estesa propagazione di malattie infettive e nel contempo una diminuzione della capacità di reagire adeguatamente, il tutto in un’epoca di crescente resistenza dei microorganismi ai medicinali attualmente più efficaci. Gli interventi preventivi e reattivi contemplati vanno da suggerimenti comportamentali, sostenuti ad esempio da campagne di comunicazione ed educazione basate su evidenza empirica, alla necessità di investire nella ricerca e sviluppo di strumenti diagnostici, medicinali e vaccini e nella creazione di un ambiente favorevole, in particolare adeguando le norme legislative a tal proposito. In questo capitolo si sottolinea la necessità di creare spazi di cooperazione interdisciplinare tra pubblico e privato per promuovere ad esempio la disponibilità e l’analisi dei dati, un’agenda comune per la ricerca, norme legislative, finanziamenti a lungo termine e metodi per promuovere un utilizzo responsabile dei media come parte di un’efficace gestione della comunicazione durante le crisi.
Per ciascuno dei tre gruppi di rischi analizzati vengono forniti esempi di tre meccanismi pratici che possono accrescere la resilienza contro le minacce identificate.
Rischi per le imprese
Gli esponenti del mondo imprenditoriale che hanno preso parte al sondaggio “Executive Opinion Survey” del World Economic Forum, hanno identificato i rischi più preoccupanti per le proprie imprese nei prossimi dieci anni. Le risposte riferite a 140 economie nazionali mettono in luce delle tendenze generali a livello nazionale e regionale che possono fornire informazioni utili per iniziative atte ad aumentare l’impegno del settore privato nel rafforzare la resilienza contro i rischi globali.
Su scala globale due rischi economici – disoccupazione e sottoccupazione e gli shock dei prezzi delle fonti energetiche – sono classificati come i rischi più gravi per le attività economiche nella metà delle 140 economie nazionali. Seguono l’incapacità delle autorità nazionali di governare efficacemente i propri paesi, le crisi finanziarie, le bolle speculative e gli attacchi informatici.
Nelle risposte provenienti dai paesi europei dominano i rischi economici, comprendenti le crisi finanziarie, la disoccupazione, le bolle speculative e i prezzi delle fonti energetiche – questi ultimi sono pure la preoccupazione principale in Canada – mentre i dirigenti degli Stati Uniti si preoccupano maggiormente del rischio di attacchi informatici. I partecipanti russi e dell’Asia centrale temono soprattutto le crisi finanziarie e la disoccupazione, assieme ai rischi di un’inflazione incontrollabile e di conflitti tra gli stati. I rischi ambientali preoccupano i manager dell’Asia orientale e dell’area del Pacifico, assieme a quelli connessi ai prezzi delle fonti energetiche e alle bolle speculative.
Nell’Asia meridionale si temono gli sbalzi dei prezzi delle fonti energetiche, come pure le crisi finanziarie, la disoccupazione e l’incapacità delle autorità nazionali di governare efficacemente i propri paesi – che costituisce la maggiore preoccupazione dell’America Latina e dei Caraibi – seguita dallo shock dei prezzi delle fonti energetiche e dalla disoccupazione. I manager del Medio Oriente e dell’Africa settentrionale sono parimenti preoccupati dai prezzi dell’energia, dalla disoccupazione, dagli attacchi terroristici e dai conflitti tra gli stati. Nell’Africa subsahariana, i timori della comunità imprenditoriale riguardano la disoccupazione, i prezzi delle fonti energetiche, la mancanza di pianificazione urbanistica e la carenza di infrastrutture fondamentali.
9 Nov 2016 -- Written by
SA Staff